Il Rotary è nato nello studio di un Avvocato di Chicago
il 23 febbraio 1905. Il percorso civile, sociale, tecnico
e scientifico è stato ampio. Basti pensare al fatto
che a quell'epoca la donna non aveva gli stessi diritti riconosciuti
all'uomo e al fatto che esistevano vere e proprie "caste"
sociali. Il fondatore Paul Harris ha avuto fede nei suoi ideali
che erano validi e fondati sugli eterni principi del bene
comune preso a base del vivere civile. Egli è partito
dal presupposto che l'uomo da solo, senza lo stimolo degli
altri, non riesce a realizzare i propri fini se non in modo
imperfetto.
P. Harris, insieme ad un ingegnere, ad un commerciante e
ad un artigiano creò il Club ed insieme decisero di
chiamarlo Rotary perché la loro attività era
basata su incontri settimanali in luoghi diversi. Si riunivano
infatti o in un bar o in ristoranti o nelle proprie case fino
alla nascita del primo Club; successivamente si organizzarono
nel modo attuale. L'idea posta a bene del sodalizio era di
altissimo livello morale e culturale. Rapidamente negli U.S.A.
nacquero moltissimi Club.
In Italia il messaggio fu recepito e realizzato per prima
a Milano il 19 dicembre 1923 ad opera di un gruppo di industriali
affermati (Bianchi, Borletti, Caproni, Mira e altri), di professionisti
di alto livello e di professori universitari e cioè
in forma rigorosamente selettiva in difformità da quello
americano democratico e selettivo soltanto per livello di
competenza ed educazione. Il secondo Club fu quello di Trieste
nel 1924; seguirono nel 1925 i Club di Roma, Napoli e Torino.
L'ingresso nel mondo rotariano di Agnelli, Motta, Marzotto,
Pirelli, Ranelletti e tanti altri imprenditori e professionisti
altamente qualificati attribuirono una impronta rigorosamente
selettiva ai Club. Il Rotary in Italia come fu accolto? Il
Fascismo, che da circa un anno cominciava a realizzare la
sua rivoluzione, si trovò di fronte questo Organismo
formato da uomini liberi, colti e socialmente influenti. Il
Rotarv era formato da cittadini di rispetto, uniti nello scopo
di servire l'interesse collettivo. Questo ideale quindi non
poteva urtare il credo fascista. Ma col tempo, nel giro cioè
di pochi anni, quando il fascismo vide svilupparsi in modo
impressionante il movimento rotariano e intanto si delineava
quello che era il fondamento autoritario del regime, incominciò
il contrasto anche per l'esaltazione del nazionalismo e della
questione razziale in pieno contrasto con l'apertura internazionale
e il principio di uguaglianza tra tutte le razze propugnata
dal Rotarv.
Anche la Chiesa si oppose al Rotary. Il Vaticano infatti,
attraverso i suoi giornali, vietava addirittura ai sacerdoti
di avere rapporti con i rotariani. Per due fondamentali motivi.
Primo perché il fondatore del Rotary era di culto pretestante;
secondo perché il movimento rotariano favoriva lo spirito
laico, liberale e anticlericale. Quindi la dottrina razziale
ed il convincimento che il riferimento internazionale ad un
Paese non europeo, cioè l'America, che aveva finalità
e scopi diversi da quelli di semplice incontro culturale,
spinsero Chiesa e Stato a diffidare del Rotary.
Ad un certo punto, alcune voci, prima timide e poi sempre
più forti cominciarono a dichiarare che il Rotarv era
legato alla Massoneria. E' di notevole importanza ricordare,
però, che il famoso filosofo comunista Antonio Gramsci
in quell'epoca sostenne che le pubblicazioni del Rotary meritavano
un maggiore apprezzamento per le idee che professavano. Si
diceva che la Massoneria voleva dimostrare di voler dare l'impressione
di agire alla luce del sole attraverso il Rotarv mentre tutti
sanno che l'attività massonica è estremamente
chiusa e in parte misteriosa, anche oggi, e il Rotary invece
ha sempre pubblicizzato i suoi atti. Questo contrasto durò
per quasi quindici anni, fino a quando nel 1937 l'allora segretario
del Partito Fascista (Starace) su disposizione di Mussolini
convocò il Presidente del Distretto italiano, non riuscendo
più a tollerare l'invasione del Rotary nel tessuto
sociale. Siamo nell'anticamera della seconda Guerra mondiale.
I primi segni di contrasto profondo con le due nazioni europee
non legate politicamente all'Italia, Francia e Inghilterra,
generano una inevitabile incompatibilità, sia pure
generica, fra lo Stato e il Rotary liberale, internazionale
e pacifista in pieno contrasto con la realtà politica
del momento. A seguito di scontri più che incontri
interni ai Club, il Rotary italiano si divise, di fatto, tra
soci fascisti e soci non fascisti; i Rotary internazionali,
purtroppo, per motivi di politica generale, non dettero un
concreto appoggio alla situazione rotariana italiana rimanendo
distaccati osservatori; la conseguenza inevitabile fu che
la situazione generale del movimento rotariano in Italia entrò
in crisi. Con abili manovre, il Partito Fascista riuscì
a sfruttare, all'interno di ciascun Club, i contrasti tra
i soci fascisti e antifascisti per cui nacquero spaccature
interne ai singoli Club che portarono all'autoscioglimento
di alcuni di essi. Nel mese di novembre del 1938 il Consiglio
nazionale del Rotary, con dolore, decise, al termine di una
riunione burrascosa lo scioglimento di tutti i Club d'Italia.
Seguì la Guerra. Nel 1944 il liberale Gaetano Martini
a Messina creò il 1° Club del dopo Guerra. Ebbe
inizio, quindi, la ricostituzione dei vari Club preesistenti
e la costituzione di nuovi Club come quello di Pistoia-Montecatini
Terme ammesso al Rotary International il 30.11.1950. In Italia
alla ricostituzione parteciparono personaggi importanti: Agnelli,
Pirelli e professionisti di alto livello e uomini di cultura
come Ranelletti, Merzagora e Corbellini. E' doveroso precisare
che il Rotary italiano presentava un'impronta ben diversa
da quello americano e cioè dimostrava di essere elitario
e di avere tra i suoi soci esponenti solo di una parte della
realtà economica, sociale, culturale del nostro Paese.
Si trattava infatti fino a ieri e, parzialmente, ancora oggi
di una sorta di "casta", nei confronti della quale,
qualche critica va fatta. Selezionare è più
che giusto perché è fondamentale scegliere persone
che nel proprio settore, nella propria attività siano
affermate e capaci, ma non con rigore eccessivo che, invero,
gradualmente si sta attenuando.
Alcuni Club si stanno aggiornando, ma fino a che punto? In
passato, nei vecchi Club c'era un certo distacco dalla realtà
socio-economica in cui essi operavano rivelandosi spesso "conservatori"
naturalmente ostili al divenire della realtà. Questo
distacco purtroppo era diventato antistorico per cui il rotariano
si collocava in una sfera separata dal mondo popolare e altresì
dallo stesso ceto medio e ciò in contrasto con i principi
rotariani di ampia socialità e tolleranza. Bisognava
liberarsi da questa esagerata considerazione della propria
personalità fondata su presupposti socio-economici
e culturali eccessivamente selezionatrici sottovalutando l'aspetto
etico che, invece, è fondamentale e non appartiene
solo a determinati classi sociali. Oggi occorre considerare
che se il rotariano ha sottoscritto il patto di "servire"
egli deve adeguarsi a tale credo. La Chiesa, dopo la seconda
guerra mondiale, ha preso gradualmente in rispettosa considerazione
il Rotary consentendo, addirittura, ai religiosi di far parte
di Club, come accadde nel nostro che ammise il compianto,
Mons. Mario Rossi, illustre figura di sacerdote pistoiese.
Giovanni Paolo Il ha assunto un atteggiamento di massima apertura
nei confronti del Rotary, egli ricevendo una rappresentanza
del rotariani a Roma, ha voluto ricordare che il "Maestro
Gesù, venne sulla Terra per servire e non per essere
servito", così come dobbiamo fare noi rotariani
escludendo i dubbi e le ombre del passato prebellico. Il Papa
ricevendo tali rappresentanti del Rotary ha dato il suggello
definitivo alla onestà, alla correttezza, agli alti
valori morali che pervadono il credo rotariano.
Lo sviluppo del Rotary, oggi, nel 2001, ha assunto indici
di alto rilievo: 163 sono i Paesi interessati, 30.000 sono
i Clubs, 530 i Distretti; i soci sono 1.180.550 e quest'ultimo
è, purtroppo, un aspetto negativo: sono pochi a professare
la nostra fede. dobbiamo essere di più. Dobbiamo arricchire
i nostri Clubs. Dobbiamo aumentare il potenziale e la possibilità
di sviluppo puntando sull'apparato sano e attivo dei giovani
e sulla ricchezza unica e diversa della donna oggi protagonista
a pieno titolo del mondo che si affaccia sulla realtà
del terzo millennio. Perché risulta difficile aumentare
i soci dei vari Clubs? Attualmente ci sono Clubs più
giovani e Clubs meno giovani. A volte c'è incomprensione
tra di essi, anche se rimane comunque sempre forte la reciproca
tolleranza. Forse, pur sempre vigilando, occorrerebbe decentrare.
Il Rotary si trova ora in una fase di transizione, basata
su un eccessivo formalismo e sulla trasformazione dei valori
fondamentali dell'etica e del "servire". Questa
transizione è ancora nella fase di difficile ricerca
di un nuovo solido equilibrio. Nel prossimo futuro dovrà
inevitabilmente aumentare il numero dei soci, pur sempre professionalmente
qualificati ma più aperti al mondo moderno basato sull'informatica,
sulla globalizzazione e su una enorme massa di stimoli di
grande solidarietà, tra cui primeggia il fatto multietnico
fondato sul rispetto dei valori di culture diverse.
L'ingresso nel Club dovrà essere consentito non al
migliore della classe ma al meritevole; dovranno essere accolte,
di norma, persone dai 35 ai 55 anni d'età che abbiano
tutti gli elementi per dare nel settore ove operano il meglio
di sè e il meglio per il progresso della società.
Occorre poi che i rotariani oltre alla innata grande disponibilità
al "servire" siano capaci di conservare una mentalità
di grande spontaneità, di sincerità e di sentita
solidarietà e profonda tolleranza fatta di comprensione
e rispetto verso "gli altri" di qualunque razza,
religione e convinzione politica essi siano. II Rotary deve
quindi sviluppare e arricchire la tensione ideale con l'osservanza
dei principi etici. A conclusione della mia sintetica relazione
mi piace porre un quesito alla vostra intelligente riflessione.
Perché il Rotary, a differenza di qualsiasi altro
movimento associativo, vive, si sviluppa ed è altamente
considerato in tutto il mondo nonostante le profonde differenze
di credo religioso, di sistemi economici e di cultura delle
varie nazioni? La risposta è semplice e certa perché
è evidente: il Rotary si basa sul principio universalmente
accettato dagli uomini migliori, senza limiti di spazio e
di tempo, del "servizio" individuale reso da ciascuno
"al di sopra di ogni interesse personale" a favore
del bene comune con spirito di grande umanità e di
rigoroso senso etico.
A questo proposito consentitemi di ricordare quanto affermò
un grande rotariano, Sir Henry Braddon. "Uno dei modi
attraverso cui il Rotary sviluppa l'individuo è quello
di preservare il ragazzo che c'è in lui. Nel profondo
del cuore di ogni buon uomo c'è sempre un ragazzo,
un ragazzo che guarda la vita come una cosa meravigliosa,
con occhi limpidi, senza pregiudizi o intolleranze, con vero
entusiasmo, pronto all'amicizia. è un triste giorno
per un uomo quando il ragazzo in lui muore. Fino a quando
un uomo è in grado di mantenere la sua mente elastica
e il suo spirito aperto alle influenze degli amici, non diventerà
mai vecchio. Il Rotary incoraggia ed aiuta a crescere tenendo
vivo il ragazzo che c'è in noi. Chi non "sente"
e non "opera" in questo spirito potrà indossare
il prestigioso distintivo rotariano ma non potrà meritatamente
considerarsi al servizio degli altri nel rispetto dei grandi
ideali del cristianesimo sociale su cui sostanzialmente si
fonda il credo rotariano. Alla luce di questi eterni e universali
principi il "domani" del Rotary International sarà
degno del suo rispettabile, esaltante passato, sia pure in
un formale, diverso divenire, conforme, però, all'evolversi
della società.
Francesco Ariodante
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